La teoria di Dow: quello che ha dato il nome al Dow Jones

Spieghiamo in modo semplice cosa è la teoria elaborata da Charles Dow

Chi è Charles Dow

Charles Dow nacque a Sterling (nel Connecticut) il 6 novembre 1851. È stato un giornalista statunitense e il suo nome è celebre per aver dato il nome all'indice Dow Jones.

Con Edward Jones e Charles Bergstresser fondò la società Dow, Jones and Company. Dow fondò anche il Wall Street Journal, che si affermò nel tempo come uno dei più importanti quotidiani finanziari del mondo.

Nella sua ricca carriera in ambito finanziario, Charles Dow sviluppò inoltre alcuni principi per capire e analizzare il comportamento del mercato. Questa sua elaborazione prende il nome di Teoria di Dow, ed è la base della cosiddetta analisi tecnica moderna.

Charles Dow morì a Brooklyn (New York) il 4 dicembre 1902, all'età di 51 anni.

Charles Dow

La Teoria di Dow spiegata bene

La teoria di Dow è indicata in lingua inglese come Dow Theory.

È un insieme di definizioni e regole relative al comportamento dei prezzi degli strumenti finanziari.

Teoria di Dow

Ci sono sei principi base.

  1. Il mercato è formato da tre tendenze (trend):
    1. trend primario – nel lungo periodo da 1 a 3 anni;
    2. secondario – nel medio periodo, da 3 settimane a 3 mesi;
    3. minore – nel breve periodo fino a 3 settimane.

  2. La tendenza primaria è suddivisa in tre fasi:
    1. accumulo – in cui solo le "mani forti" investono;
    2. partecipazione del pubblico – in cui la maggior parte dei trend followers prende posizione seguendo le notizie economiche positive;
    3. distribuzione – momento di euforia nel mercato in cui le "mani forti" cominciano a vendere.

  3. Le medie del mercato (indici) scontano tutte le notizie: qualsiasi fattore, riguardante la domanda e l'offerta viene riflesso negli indici di Borsa.

  4. Le medie del mercato azionario devono confermarsi a vicenda: occorre che il trend di un settore sia confermato anche dall'andamento dei settori a lui collegati.

  5. Le tendenze devono essere confermate dal volume: il volume si deve espandere in direzione del trend primario, si deve contrarre in direzione opposta.
    1. Trend rialzista: volume in espansione durante i movimenti rialzisti, in contrazione durante i movimenti ribassisti.
    2. Trend ribassista: volume in espansione durante i movimenti ribassisti, in contrazione durante i movimenti rialzisti.

  6. Un trend è in atto fino a che non esiste un segnale definitivo di inversione di tendenza: brevi periodi di movimenti in controtendenza non costituiscono inversione di rotta del mercato salvo un persistere degli stessi.
    1. Failure swing: durante un trend rialzista si interrompe la successione dei massimi crescenti; in un trend ribassista si interrompe la successione dei minimi decrescenti.
    2. Non failure swing: durante un trend rialzista si interrompe prima la successione dei minimi rialzisti, si crea quindi un massimo inferiore a quello precedente per poi rompere l'ultimo minimo formato; durante un trend ribassista si interrompe prima la successione dei massimi ribassisti, si crea quindi un minimo superiore a quello precedente per poi rompere l'ultimo massimo formato.
Data di pubblicazione: martedì 9 luglio 2024
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